“La mia famiglia mi supporta in tutto, spesso li uso come cavie, dalle loro reazioni comprendo se la nuova storia riesce a stimolare curiosità”
“Sono nato a Pozzuoli e ho vissuto sempre in questo posto. Solo il bradisismo, fenomeno quasi unico al mondo, mi ha portato per un po’ di tempo lontano da questa terra. Noi della provincia guardiamo al capoluogo con rispetto, Napoli è una metropoli che ci affascina e ci spaventa allo stesso modo e nelle mie storie c’è sempre questo eterno conflitto di amore e odio” – Gianluca Papadia, si racconta ad ecampania, senza troppi fronzoli.
Informatico di professione e di “facciata”, scrittore per amore e passione, Gianluca incontra e riconosce molto presto le sue attitudini e propensioni. In che modo e perché? Semplice, per osmosi.
“Da bambino mia madre mi portava alle prove della compagnia amatoriale di cui faceva parte. È partito tutto da lì, da quel potere magico che hanno gli attori di dare vita alle storie”.
In un primo momento, spinto anche dalla curiosità, si imbatte nella recitazione, che però non lo soddisfa pienamente, capisce allora che la sua vera passione è quella di scrivere.
“Avevo tante storie da raccontare e riuscire a trasferirle su un foglio bianco, trovando le parole giuste. È qualcosa di inspiegabile. Veder muovere i personaggi che hai immaginato in una storia che funzioni è un’esperienza mistica”
Curatore della rubrica settimanale “Cattivi Consigli” sul sito SevenBlog.it, il nostro scrittore puteolano (su ecampania, il suo racconto “Il capello di Diego“), dispensa suggerimenti per combattere l’ira usando una medicina naturale che non costa nulla: l’ironia. Ed è anche attraverso questa che riesce, in qualche modo, a far combaciare la scrittura ed il teatro. Uno dei suoi racconti,
“Dalla drammaturgia alla narrativa il passo è stato abbastanza indolore. Scrivere per il teatro mi aiuta a creare dialoghi più convincenti nella letteratura. Quando ho iniziato a scrivere racconti, invece, ho capito che nei testi teatrali dovevo usare più didascalie per spiegare al meglio le scene che proiettava la mia immaginazione”.
Qualche anno fa prende parte ad un corso di sceneggiatura e da allora si diverte a scrivere anche per il cinema. Molte delle cose che scrive nascono in una forma e si trasformano in un’altra e, quando trova una storia che cattura molto la sua attenzione, finisce per adattarla a tutte e tre i tipi di narrazione.
“Ho avuto la fortuna di vincere molti premi ma la soddisfazione più grande nel teatro la ottieni quando vedi che in scena la tua storia sta prendendo forma – ci racconta sorridendo – questa emozione nella narrativa non la puoi vivere ma la devi estrapolare dai commenti dei tuoi lettori. È strabiliante come la potenza evocativa della scrittura induca ogni lettore a percepire sfumature diverse. Questo processo nel teatro è molto più limitato. Confezionare immagini con l’aiuto di attori, scene, costumi e suoni, limita l’immaginazione degli spettatori che nella lettura sono invece liberi di costruirsi quelle immagini da soli”
Verrebbe da chiedersi da dove proviene tutta questa energia e grande forza di volontà. Hai visto mai che anche lui – inconsciamente – possiede un super potere che gli consente di perseverare?
“La mia famiglia mi supporta in tutto e per tutto. È solo grazie a loro che continuo ad alimentare la mia passione. Li uso anche come cavie: le loro reazioni mi fanno capire se la nuova storia riesce a stimolare curiosità. Quando vedo mia moglie che ride o si emoziona leggendo quello che ho scritto, capisco subito che la storia avrà la forza di smuovere gli animi”
Gianluca ha terminato la stesura del suo primo romanzo e sta cercando un editore temerario che abbia il coraggio di pubblicare una storia fuori dal normale.
“In tutte le cose che scrivo c’è sempre un cambio di prospettiva improvviso che deve sorprendere il lettore. In questo romanzo questo concetto è espresso all’ennesima potenza e tutto ciò che vediamo non è ciò che sembra. È questa la cosa che mi ha sempre affascinato della vita: perché la stessa esperienza può avere effetti completamente opposti su persone differenti? Se la bellezza è negli occhi di chi vede, allora la stessa scena di vita reale viene elaborata in mille modi diversi dal cervello che la sta percependo?”
Noi aspettiamo di leggere il romanzo, mentre a voi lasciamo una libera interpretazione.