I canti di Giacomo Leopardi parlano la lingua napoletana

Il libro di Antonino d’Esposito insegnate e traduttore di Piano di Sorrento

Avete presente il poeta di Recanati? Quello tormentato, ma probabilmente dal cuore tenero. Lo stesso che amava la nostra bella terra, tanto che il suo “ultimo” soggiorno, lo trascorse proprio a Napoli, a Torre del Greco per la precisione. Ecco, c’è chi ha deciso – senza troppo pensarci – di dare una nuova forma ai sui Canti.

Stiamo parlando naturalmente, di Giacomo Leopardi.

Questo folle, in senso bonario, risponde al nome di Antonino d’Esposito, un’insegnante originario di Piano di Sorrento, diplomato al conservatorio in violino e viola e laureato all’Orientale in arabo e francese.

“Sono molto legato al poeta, fu come una folgorazione per me a scuola. Durante il bicentenario dell’Infinito mi capitò sotto mano una traduzione in napoletano, che per quanto scritta bene, mi lasciò veramente insoddisfatto. Decisi così di tradurre l’intero testo dei Canti e l’ho fatto perchè credo fermamente che anche il dialetto napoletano, sia capace di fare poesia” – ci racconta con grande soddisfazione il professore.

“Ho un rapporto strano con il napoletano, essendo figlio di insegnanti a casa si è sempre parlato italiano, fin da quando ero bambino, ma il fascino per questo dialetto c’è sempre stato da parte mia – continua – gli studi di linguistica, hanno fatto il resto. Da questo punto di vista siamo analfabeti, il napoletano non sappiamo ne leggero e scriverlo”.

Oggi Antonino insegna francese in una scuola media di Gragnano e al contempo, porta avanti la sua più grande passione, quella della traduzione. Dirige difatti la collana Riyāḥ della Mreditori – affiancando la responsabile Giovanna Ragusa – nata dalla volontà di aprire nuovi orizzonti sulla letteratura di matrice araba e medio – orientale.

Ho cominciato con loro come autore, pubblicando la mia raccolta di poesie bilingue Diciassette – Diciassette. Abbiamo inaugurato questo percorso con un’antologia di un autore siriano, George Salem nel febbraio 2019. Ho sempre voluto fare il traduttore nella vita, ma trovare un editore che ti dia fiducia in questo, è difficile. La letteratura araba in traduzione, è un mercato complesso, si vede poco, ed è quasi un miracolo entrare nei circoli giusti”.

L’uscita de “I Canti di Leopardi nella traduzione in napoletano”, era prevista marzo 2020, ma per ovvie ragioni, la pubblicazione del libro ha subito dei rallentamenti. Chissà cosa penseranno i suoi alunni, di questa scelta coraggiosa.

“Mi sono reso conto che è un buon metodo per avvicinare i ragazzi alla poesia, non solo, ma anche alla lingua napoletana nel modo giusto. Si potrebbe, a mio avviso, rivelare un ottimo strumento didattico”

Antonino prima di salutarci – chissà che nel frattempo non gli venga in mente qualche altra follia – esprime un desiderio niente male.

Il napoletano è fatto di oralità e francamente, non mi dispiacerebbe se il testo fosse recitato, magari della meravigliosa Lina Sastri. Sarebbe per me un sogno”.

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