Il romanzo epistolare dell’insegnante aversana edito Mreditori
Elena Nugnes, scrittrice ed insegnante di italiano e latino, ha iniziato a leggere all’età di quattro anni e ancora non ha smesso. Viaggia tanto, ma mai senza un libro. Bhe, direi che qualcosa in comune lo abbiamo. Forse per questo motivo ho molto apprezzato lo scambio di pensieri avvenuto con lei – rigorosamente al telefono e distanziate – è stata una condivisione fatta di parole semplici ma profonde.
Elena è originaria di Teverola e vive oggi ad Aversa. Ha pubblicato il romanzo “Le avventure di una casalinga disperata”, con il quale ha vinto a Roma il concorso letterario nazionale “Ecce dominae”. Ma è del suo secondo libro che voglio parlarvi, “Caro figlio”, grazie al quale ha conseguito il Diploma d’onore al premio letterario nazionale “Bukowski”, una menzione d’onore al Premio Gadda a Milano, ancora ha vinto il premio della giuria al Premio internazionale “Sirio Guerrieri” ed è finalista al torneo letterario nazionale “Io scrittore”.
La protagonista è Nora, una donna tormentata dalle sue scelte, non sempre felici, e che desidera riconciliarsi con il figlio. Il romanzo è in forma epistolare. Siamo nella Milano odierna, ma ciò che emoziona il lettore sono i continui flashback che regalano l’immagine di una donna appassionata e dolce, coinvolta nella contestazione giovanile. Pagina dopo pagina, sembra quasi di vederla, Nora…
“Essendo insegnante di italiano e latino ho una forma mentis letteraria, è quello il mio tessuto culturale. Amo scrivere e comunicare con gli altri e credo che la lettera sia una forma speciale. Oggi è desueta, ma la protagonista del libro affida al foglio la sua scrittura, la sua vita. Anche dei miei studenti mi hanno scritto delle lettere che conservo gelosamente” – Elena Nugnes ha una storia molto diversa – per fortuna – da Nora, eppure le due donne non sono così distanti.
“Io penso che chiunque scrive non è immune da se stesso, lo scrittore mette se stesso anche in una storia che non è la propria. Quella di Nora è una storia lontana della mia, ma in lei c’è molto di me, anche io ho vissuto alcune delle sue stesse sofferenze, mi sono anche rivista nelle sue passioni, a scuola mi chiamavano la passionaria. Anche il modo di sconfiggere il dolore, riconosco in me pure quello”.
Il romanzo celebra l’amore in tutte le sue forme, personalmente credo sia un vero e proprio omaggio alla vita e un invito a non arrendersi. A questa vita, dobbiamo essere sempre grati. Fino alla fine, pare che la relazione tra la madre e il figlio, sia giunta al tramonto, proprio come l’immagine di copertina sembra suggerirci. Eppure l’essere umano riesce sempre a sorprenderci ed il libro, al suo termine, lascia un messaggio di speranza e rinascita. Nora, o forse Elena, ci sta dicendo che non è mai troppo tardi per rinascere.
“In un’epoca affollata di voci, le voci del mondo, molto spesso non c’è una comunicazione diretta. Affidiamoci dunque alla parola, non diamo per scontato che l’altro abbia capito le nostre intenzioni. Il dialogo è basilare. Viviamo in un mondo che disorienta, definito però della comunicazione. Il perdono migliora la nostra vita”.
Il romanzo è stato pubblicato dalla MReditori, giovane casa editrice aversana, che puntualmente accoglie e valorizzare i talenti del proprio territorio.