Maria Teresa: “Dal mio terrazzo continuo ad ammirare le bellezze Flegree”

“Nella società post Covid-19, avremo paura di quello che è lontano e impareremo a riscoprire le bellezze Italiane”

“Abito a Pozzuoli e ho la fortuna di affacciarmi dal mio terrazzo ogni giorno e continuare a godere delle bellezze dei Campi Flegrei” – Maria Teresa Giannotti, lavora come libera professionista su tutto la Campania ma collabora anche con diverse Associazioni del territorio come Addovà e Archeologia Napoli.

La sua quarantena trascorre tra le quattro mura di casa, insieme ai suoi due figli, molto del suo tempo è infatti scandito dalle lezioni video e dai compiti da svolgere online con loro; mentre per se stessa legge molto e sta cercando di approfondire la lingua inglese.

Maria Teresa è moglie, madre e una giovane francescana e come tale ha sempre apprezzato il semplice e il poco: “Forse è questo l’insegnamento che trarremo tutti superata l’emergenza, imparare ad amare la vita nelle piccole cose – continua – oggi fa più scena andare a Parigi, ma io credo che domani, in una società post Coranavirus, avremo paura di quello che è lontano e forse potremo finalmente riscoprire le bellezze Italiane”.

I Campi Flegrei dopo la chiusura della Solfatara, hanno subito un pesante blocco: “Sarà difficile farli riemergere o magari potrebbe essere il contrario – commenta Maria Teresa – e diventare una meta gettonata, perché credo che cambierà non soltanto il nostro modo di viaggiare, ma anche quello creare gruppi turistici, magari meno affollati”.

Non bisogna perdere la speranza e in questi casi, rivolgere lo sguardo ai più piccoli, può essere un segno di speranza: “In questi mesi sto progettando molti itinerari per i bambini, i Campi Flegrei sono un luogo magico, dobbiamo immaginare qui l’arrivo dei primi greci, delle navi che arrivavano o la presenza di strane figure come quella della Sibilla”.

È difficile mettere a riposo le proprie passioni, ma per fortuna l’immaginazione e la fantasia nessuno può toglierceli: “Il primo posto che visiterò dopo la pandemia sarà Capodimonte, per motivi lavorativi e di studio ho lasciato un pezzo del mio cuore in quel museo. Forse quel Cretto Nero di Alberto Burri con le sue crepe, ci darà l’idea delle crepe che si sono sviluppate in questi giorni nelle nostre anime. Ma dopo il nero c’è sempre la luce: come il Vesuvio di Andy Warhol che esplode di colori” – conclude Maria Teresa.

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