Il Museo della Civiltà contadina di Somma Vesuviana, il racconto del mondo rurale

Attrezzi agricoli, cerealicoltura e viticultura: la collezione iniziata da Carlo Russo

Il Museo della Civiltà Contadina di Somma Vesuviana è stato fondato nel 1995 da Carlo Russo ed è ospitato all’interno degli antichi cellai della Chiesa di Santa Maria del Pozzo. L’esposizione è organizzata per aree tematiche e raccoglie gli oggetti collezionati da Carlo Russo durante tutta la sua vita e messi a disposizione del pubblico; si tratta di più di 3000 oggetti acquistati dal fondatore del museo o donati allo stesso che raccontano di un’era purtroppo quasi dimenticata anche se non così lontana nel tempo.

L’area tematica iniziale è dedicata al vino e alla vite, fiore all’occhiello dell’esposizione è arricchito con pannelli didascalici; si parte dalla coltivazione della pianta, si passa poi alla raccolta, pigiatura per terminare all’imbottigliamento.

In esposizione gli attrezzi utilizzati dai contadini come ad esempio l’aratro e lo scavapatate, attrezzi trainati dall’animale e guidati dal contadino, gli allestimenti dei cavalli ed il giogo della mucca. Una sezione del museo è dedicato agli antichi mestieri: l’intrecciatura dei cesti attività molto complessa, il cestaio, il riparatore di piatti (‘o conciapiatte) che operava due fori con il trapano a corde nei due lati dei frammenti spaccati legandoli con una grappa di fil di ferro, la fuscellaia, l’arrotino (‘o malaforbici), la lavandaia che usava il sapone di grasso di maiale ottimo per le macchie e tanti altri.

L’allestimento sulla cerealicoltura permette di comprendere bene le varie fasi lavorazione delle pannocchie, le differenze tra i cereali (grano, mais, frumento etc), i vari utensili adoperati come ‘o vavill che permetteva di battere le spighe e far uscire il grano messo poi nel setaccio per la pulitura e la separazione dalla pula. Ancora la produzione del pane, con i setacci e i contenitori lignei per la conservazione della matassa, e tutto ciò che afferiva alla vita contadina del secolo scorso: uno scaldavivande da campagna con i carboni, i ferri da stiro, un macinino per pepe ed orzo, una zucca essiccata che veniva usata come borraccia, il braciere ‘asciutta panni’ (asciuga panni) che al calar della sera a braci tiepide consentiva di asciugare il bucato. In esposizione anche vecchi giocattoli, bamboline fatte con foglie di pannocchie o vecchi stracci; tra gli strumenti musicali, la tammorra in legno e pelle di capra che accompagna la tammurriata, il violino dei poveri (in napoletano lo scetavaiasse), lo schiaffo, il triccheballacche ed altri.

La struttura ha anche un orto didattico con piante officinali, aromatiche, medicamentose. Il museo organizza numerosissime attività didattiche dedicate alle scuole e ai più piccoli di manipolazione, dalla pasta fresca alla marmellata e tutto ciò che racconti dell’attività contadina. Di recente l’offerta si è arricchita anche con l’apertura di una osteria all’interno dell’area museale che offre prodotti del Presidio Slow Food. 

Costo biglietto: 3,50 euro. Il Museo è aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 13:00. Disponibili anche in orari diversi su prenotazione.

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