Napoli. La chiesa nascosta della Verità

Meglio conosciuta come Sant’Agostino degli Scalzi, sorge nel dedalo di stradine di Mater Dei

Storicamente la maggior parte delle chiese di Napoli sono sorte come ex voto o per l’interessamento di nobili che volevano ingraziarsi il Divino (e diciamo la verità, anche il popolo, animato da una fervente religiosità).

Nel dedalo di stradine di Mater Dei, proprio alle spalle della nota Pizzeria Starita, sorge una monumentale chiesa, nata dalla volontà di un avvocato di riacquistare credibilità davanti a tutti: Santa Maria della Verità, meglio nota come Sant’Agostino degli Scalzi.

Scipione de Curtis era un avvocato che aveva la fama di portare per le lunghe i processi, di modo tale da poter chiedere sempre più soldi ai suoi assistiti. Questa cosa arrivò all’orecchio del re di Spagna che decise di radiare dal foro napoletano il nostro. L’uomo, che era solito venire a pregare davanti una edicola mariana, fece un voto sulla sacra immagine: se la Madonna avesse messo le cose a posto, lui si sarebbe impegnato a costruire un luogo di culto a lei dedicato. Il desiderio si avvera e già dal 1604, con progetto di Gian Giacomo di Conforto, parte la costruzione del grande monastero e della chiesa, che verrà inaugurata nel 1653 da Antonio Del Pezzo, Cardinale di Sorrento.

Scipione de Curtis fece smontare l’edicola e la sistemò sull’altare maggiore, dove tuttora si trova. L’edifico però non fu molto fortunato: ebbe ingenti danni coi terremoti del 1688 e 1694 e fu restaurato da Arcangelo Guglielmelli, invece nel 1751 Giuseppe Astarita disegnò il pavimento dove troneggia al centro, in un intarsio di marmi colorati, lo stampa agostiniano, un cuore trafitto da una freccia.

È a croce latina, sulla quale si aprono le poco profonde cappelle laterali. L’attenzione del visitatore è totalmente catturata dalle magnifiche decorazioni di stucco del soffitto, opera di Lorenzo Vaccaro. È un enorme tappeto bianco che risplende alla luce del sole, sul quale sono rappresentati vasi da fiori, girali, putti, l’Assunzione della Madonna al centro ed ai lati i Santi Monica ed Agostino.

Fu un altro terremoto, quello del 1980, a segnarne il destino. Dopo la scossa la chiesa fu dichiarata inagibile e chiusa, permettendo così il lavoro indisturbato dei ladri che hanno asportato quadri e marmi degli altari. Per fortuna opere di Luca Giordano, Massimo Stanzione e Andre Vaccaro furono prontamente trasportate in deposito a Capodimonte, dove tuttora fanno bella mostra di se nelle sale dedicate alla pittura napoletana del secolo d’oro. Spero che un giorno potranno ritornare al loro posto in quanto la Chiesa, negli ultimi anni, è stata restaurata completamente, e messa in sicurezza è riaperta al pubblico. È un vero peccato vedere quelle cappelle vuote, le cornici senza le tele, quando ci sono tutte le condizioni per riportarle nel contesto originario per il quale erano state pensate.

Nel palazzo di fronte la nostra chiesa, a Vico del pero, il 14 giugno 1837 si spegneva uno dei più grandi letterati italiani, Giacomo Leopardi. Antonio Ranieri racconta che corse nel vicino monastero per cercare un frate che desse l’estrema unzione al poeta. Fra Felice da Cerignola però arrivò tardi al capezzale, Giacomo Leopardi era già morto.

Santa Maria della Verità però appare anche in un film del 1954 diretto da Vittorio de Sica e basato sull’omonimo romanzo di Giuseppe Marotta del 1947. Una giunonica Loren Sofia, che gestisce a Mater Dei un banco dove vende pizze fritte col geloso marito Rosario. Un giorno perde l’anello di fidanzamento e pensano che sia caduto nella pasta della pizza. Così vanno dai clienti del giorno per chiedere se hanno notizia del gioiello scomparso. In una delle scene entrano in chiesa per chiedere al prete se ha trovato l’anello nella pizza che ha comprato poco prima. Alla fine dell’episodio (il film è strutturato in sei episodi distinti) si scopre che il giovane amante di Sofia ha l’anello: la donna lo ha dimenticato sul comodino del ragazzo.

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    Via S. Agostino degli Scalzi, 4, 80136 Napoli NA
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