Il direttore Zuchtriegel in risalto l’aspetto culturale e sociale. Le opere ospitate nella Palestra Grande
Una mostra dedicata alla sensualità e all’erotismo rappresentato in molti affreschi e sculture presenti nelle domus più sontuose del Parco Archeologico di Pompei.
La mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei”, che aprirà il 21 aprile 2022 nella Palestra grande degli scavi fino al 15 gennaio 2023, ha l’intento di illustrare e raccontare l’onnipresenza e il significato di soggetti sensuali ed erotici nelle domus e nella quotidianità dei pompeiani.
Tra le 70 opere in esposizione, tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico di Pompei, anche reperti dalle recenti scoperte, come i due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana e il raffinato soffitto del cubiculum (stanza da letto) rinvenuto in crollo sul pavimento, poi ricomposto e restaurato, della Casa di Leda ed il cigno; e di recente restauro, le 3 pareti del cubicolo ricostruito della Villa di Gragnano in località Carmiano.
Il percorso si completa con un itinerario alla scoperta di edifici all’interno del sito caratterizzati da affreschi e riferimenti al tema, con il supporto di un app, mentre una guida per bambini aiuterà i più piccoli a visitare la mostra e a conoscere una serie di figure centrali del mito antico.
“Il tema della sensualità è onnipresente, ma non è né scandaloso né banale. Spesso l’argomento erotismo ha creato imbarazzo, ma va spiegato storicamente per dare ai visitatori le ragioni sociologiche e culturali che suggeriscono. Ebbene, queste immagini non avevano una funzione scandalistica, ma richiamavano aspetti sociali che prendevano origine dai privilegiati rapporti di Roma con la Grecia. Infatti, a Roma, e qui a Pompei, le autorità, gli uomini di potere, parlavano il greco e anche l’arte veniva rappresentata a teatro in lingua greca. Il mito greco del corpo nudo era quindi un tema considerato raffinato. Queste rappresentazioni erotiche sono quindi di cultura greca o grecizzante, elementi quindi che avevano una funzione sociale, che rappresentavano un codice culturale” – ha affermato il direttore generale Gabriel Zuchtriegel.