La ricostruzione della capanna preistorica, i reperti romani e l’arte rinascimentale: la storia del territorio
Il complesso monastico di Santa Maria la Nova di Nola ospita oggi il Museo Storico Archeologico e racconta attraverso gli oggetti e le opere esposte, la storia del territorio nolano.
Seguendo un ordine espositivo di tipo cronologico che si snoda su tre piani, la visita inizia approfondendo il periodo preistorico scandita dall’attività del Vulcano Somma-Vesuvio nelle prime tre sale. Tra le eruzioni ha segnato il territorio quella detta delle pomici di Avellino nell’età del Bronzo e quella c.d. di Pollena nel periodo tardo antico. Tra i vari reperti esposti risalta la ricostruzione delle capanne rinvenute durante lo scavo in località Croce del Papa a Nola; dimensioni e collocazione dei reperti all’interno dell’abitato è fedele alla collocazione al momento dello scavo, un eccezionale strumento didattico di particolare interesse ed immediatezza per i visitatori.
A seguire è la sezione dedicata alle origini di Nola, che abbraccia un periodo che va dall’VIII al VI secolo a.C. con corredi tombali provenienti dalle necropoli di Torricelle e via San Massimo che raccontano delle influenze etrusche sul territorio insieme a vasellame greco. Si continua nel periodo tra VI e IV secolo a.C. con testimonianze sul popolo sannita provenienti dagli scavi effettuati tra XVIII e XIX secolo. Sono presenti alcune ricostruzioni di tombe a cassa e a semicamera dipinte. Si prosegue con testimonianze del periodo della conquista romana della città fino allo scoppio della guerra sociale. Tra i reperti esposti alcuni provengono dai santuari rinvenuti presso Cimitile e San Paolo Belsito. Una serie di statue e rilievi raccontano l’età imperiale, con una sezione dedicata alla villa di Augusto di Somma Vesuviana mentre altre opere provengono dalle basiliche di Cimitile e raccontano della fine del periodo romano e l’età medioevale.
Al secondo piano una zona è dedicata al periodo rinascimentale: in esposizione i marmi policromi dell’altare della Chiesa di Santa Maria La Nova (attualmente in stato di rudere in seguito al terremoto dell’80) una Annunciazione di Domenico Antonio Vaccaro dall’altare maggiore della Chiesa di Casa Marciano di Santa Maria del Plesco, dipendete dall’Abbazia di Montevergine. Vaccaro si occupò della decorazione pittorica della chiesa ma purtroppo oggi le strutture (chiesa e monastero) sono di proprietà privata e non più visitabili. Le altre opere esposte dalla Chiesa dei Santi Apostoli sono: San Gennaro condotto al martirio e San Michele Arcangelo che si trovavano nei due altari laterali e attribuiti al Vaccaro. Le altre tele presenti sono invece attribuite al Sanfelice.
Attualmente si trova esposta in questa sala anche la tela della Madonna delle anime purganti di Agostino Beltrano proveniente dalla chiesa dei Santi Apostoli su cui è in atto una campagna di solidarietà organizzata dall’Associazione Meridies per il restauro della stessa.
All’ultimo piano è conservata una collezione di riggiole – rivestimenti decorativi che giungono a Napoli dalla penisola Iberica con gli Aragonesi – che abbraccia un periodo che va dal ‘400 fino all’800 inoltrato con i finti mosaici fatti con le riggiole. Si parte dal tipo quadrato con decorazioni poligonale e stemmi gentilizi fino a soggetti floreali, geometrici, colori sgargianti. Ogni piastrella ha il suo soggetto specifico per poi giungere ad una composizione giocata su quattro riggiole con il partito decorativo sempre più complicato per arrivare a quelle utilizzate come decorazioni di chiostri, pavimenti.
Il museo, a ingresso gratuito, è aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 19.30.