Solitari che non (ri)escono mai: i nuovi racconti di Gianluca Papadia

Lo scrittore puteolano ci diverte ancora con sedici storie in chiave ironica

I racconti di Gianluca Papadia sono una garanzia, e non lo dico soltanto io, ma pure quei simpaticoni della giuria del Premio Massimo Troisi. Lo scrittore puteolano, si è infatti aggiudicato quest’anno, il premio per la migliore scrittura comica con il racconto “Solitari che non riescono mai”, scritto che da il titolo al suo nuovo libro, pubblicato con MReditori.

Sono contrario alla DAD, ma sono a favore del Vaccino. I colloqui online con la scuola sono una croce. Vogliamo parlare della sfiducia verso la medicina, o dei rapporti conflittuali e divertenti tra moglie e marito? E del futuro dei nostri figli, che dire. E poi c’è la prima volta che ho visto Maradona, che meraviglia, e Dante Alighieri, nell’anniversario della sua morte mi sembrava scortese non rivolgergli un pensiero. Si, questo tempo mi ha molto stimolato” – le parole piene di vita e allegria di Gianluca Papadia.

Ed è lampante l’ispirazione, leggendo i suoi racconti. Sedici sono le storie raccolte nel libro, scritte naturalmente in chiave ironica. Non manca qualche dramma, perché così e la vita, aneddoti personali e qualche racconto di fantascienza. Lo scrittore originario di Pozzuoli, sa essere un’ottima compagnia.

Non me lo aspettavo il premio, sono arrivato secondo per due volte negli anni precedenti, con i racconti Con le ali ai piedi e Il capello di Diego. Ironia della sorte, vinco il premo nel 2021 prendendomi il meglio: la premiazione dal vivo. La soddisfazione c’è stata ugualmente. Naturalmente non ho voluto deludere le aspettative di chi mi stava guardando o ascoltando e anche questa volta ho stampato la maglietta dedicata al libro che ho indossato, ovviamente, alla premiazione virtuale”.

Oltre ad essere uno scrittore brillante, Gianluca è anche un lettore affamato e un attento osservatore della realtà. La sua penna pungente e le sue parole così dirette e sincere, non mancano mai di sensibilità e spirito critico.

I racconti sono fatti per chi non legge – così dicono – a me viene così spontaneo scriverli, anche se ammetto che delle volte devo abbreviare e tagliare qualche parte. Apprezzo molto Alessandro Baricco, ma la realtà dei fatti è che in Italia c’è ancora poca cultura sui racconti brevi, spesso considerati di seconda mano. Certo è, che in questo tempo, sono una buona soluzione o compagnia anche per i lettori più pigri – continua – A dirla tutta, pigri lo siamo forse un poco tutti e da tempo. Eravamo già pronti al distanziamento, ad isolarci, a stare chiusi nelle nostre case e pure in noi stessi. Vivevamo già una sorta di isolamento sociale, la Pandemia ha solo fatto emergere questi tristi aspetti”.

Vogliamo dargli torto? Buona lettura a tutti voi, solitari che non (ri)uscite mai.

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