Composto da 800 pezzi, è custodito presso il Museo Nazionale di San Martino
Napoli e il presepe costituiscono un binomio imprescindibile, non si può conoscere davvero Napoli senza una passeggiata tra le botteghe di San Gregorio Armeno, tra quelle statuine e le casette di legno e sughero che illuminano e avvolgono il Santo Natale. Tra tutti i presepi di Napoli ce n’è uno particolarmente completo e tra i più noti al mondo: il presepe Cuciniello conservato al Museo Nazionale di San Martino.
Michele Cuciniello era nato a Napoli nel 1823, uomo dai molteplici interessi, curioso ed eclettico, si laureò in architettura e iniziò a coltivare la passione per i pastori del Settecento, un campo in cui diventò ben presto molto ferrato. Compose anche opere teatrali, alcune delle quali rimaste inedite e acquistate presso gli eredi dal Museo che custodisce anche la sua raccolta più preziosa, il presepe.
Amico di Giuseppe Fiorelli, l’archeologo noto per aver ideato il metodo dei calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio negli scavi di Pompei e fondatore del Museo di San Martino, fu grazie a lui che Cuciniello donò alla città la sua vasta e celebre collezione di pastori del Settecento.
La donazione composta da circa ottocento pezzi venne accolta dal direttore Demetrio Salazar, figura del Risorgimento, patriota entusiasta e storico dell’arte meridionale. Come condizione alla donazione, vi fu il personale allestimento da parte di Cuciniello in persona coadiuvato da un amico architetto. È per questo che il più celebre presepe del mondo porta il suo nome, perché non ne è stato solo il proprietario ma anche l’allestitore della scenografica grotta che costruì appositamente.
Lo ‘scoglio’ del presepe Cuciniello è composto da tre sezioni che corrispondono a tre episodi tradizionali che compongono la storia del presepe: la Natività, al centro, dentro un tempio romano diruto e sormontato dagli angeli come era la tradizione iniziata dai Padri Gesuiti. Il tempio si collega anche al gusto antiquario del tempo che con la scoperta dei siti archeologici vesuviani trae ispirazione per i paesaggi artistici sia in pittura che nelle arti applicate e inoltre nella simbologia religiosa il trionfo del cristianesimo sul mondo pagano. La struttura del tempio venne anche criticata per le proporzioni ridotte della struttura templare rispetto all’altezza dei pastori, una caratteristica che è divenuta poi assolutamente trascurabile nel presepe napoletano.
Altra sezione è la Taverna, in una casa a due piani con le vivande e gli avventori che la affollano accompagnati dal suono dei viandanti provenienti dalla Basilicata, gli zampognari; infine l’Annuncio ai pastori ambientato tra capanne con pastori e mandriani sorpresi dall’improvvisa comparsa dell’angelo annunciante. Questa parte è collegata al luogo dove è posta la Natività da un ponte ad arco.
L’allestimento è datato al 1879 e si trova al piano terra nella sala che un tempo era la cucina della certosa.
Il presepe è dotato di un impianto di illuminazione che simula l’alternarsi di alba, giorno, tramonto e notte. Molti hanno voluto vedere nelle scene caratteristiche del presepe Cuciniello, in tutta quella varietà di tipi e situazioni quotidiane, la firma dell’attività da commediografo del collezionista e architetto.
Oltre al presepe Cuciniello la raccolta del Museo Nazionale di San Martino custodisce anche altre stupende opere di pregevole fattura che contribuiscono a fare di questa la principale raccolta pubblica italiana dedicata alla produzione presepiale, che ha raggiunto i massimi vertici di qualità tra Sette e Ottocento. Da ricordare è il presepe Ricciardi col corteo di Orientali, poi il lascito dell’avvocato Pasquale Perrone che nel 1971 affidò al Museo la sua raccolta costituita da 956 oggetti di qualità, di cui alcuni sono montati nei caratteristici ‘scarabattoli’, vetrine lignee, che permettono la vista del presepe da più lati in cui possono essere allestite le scene tipiche dell’Osteria, la Natività, l’Annuncio ai Pastori.
Sono esposti anche figure presepiali più antiche come la Vergine puerpera del ‘300 in ligneo o le figure superstiti del grandioso presepe collocato nella Chiesa di san Giovanni a Carbonara, opera quattrocentesca degli scultori Pietro e Giovanni Alamanno.