Il mercato ittico di Pozzuoli tra tradizione e folklore

Nelle festività natalizie, il mercato di pesce si illumina, un luna park dall’odore del mare

“Pesce fresco pesce vivo!” E’ questa una delle mitiche battute di Sophia Loren nel film intitolato “Pane amore e…” al fianco di Vittorio De Sica. Lei, astuta pescivendola, cercava di sedurre, con la sua prorompente bellezza, il buon Cavalier Antonio Carotenuto per evitare uno sfratto.

Beh mi sembra davvero di sentire la voce di Donna Sofia bella quando entro nel Mercato ittico di Pozzuoli, da tutti conosciuto semplicemente come mercato del pesce. Ecco, in questo storico luogo, quando si entra sembra di essere esattamente sul set di quel famoso film di Dino Risi. Il mercato, fino a qualche tempo fa, si trovava direttamente sul porto di Pozzuoli, oggi invece occupa uno spazio più interno su Via Fasano nei pressi dell’ area del parcheggio Eav.


Pozzuoli, cittadina elitaria dall’animo antico e dal soprabito elegante, è conosciuta per la sua bellezza anche come la Parigi di Napoli e questo mercato è il suo fiore all’occhiello. Qui c’è sempre un via vai di gente e tutto è un’esplosione di colori grazie anche all’annesso mercato ortofrutticolo completo di spassi e frutta secca che, oggi, lo rende ancor più completo e caratteristico.


I pescatori sono un patrimonio dell’umanità, depositari di storie e tradizioni, dalle mani ruvide e possenti, i loro occhi brillano di orizzonti e silenzi notturni. Mostrano il loro tesoro: è tutto depositato sui banconi colorati dall’odore del mare. Qui trionfano in bella mostra orate e calamari, pescatrici e tonni, spigole e alici, gamberi e crostacei. Sono stesi su piccoli letti bianchi di ghiaccio e polistirolo. Tra di loro perfino lo “scorfano” sembra il re dei mari. Che odore di mediterraneo.

Sei in un acquario con i piedi nell’acqua perchè a terra tutto è scivoloso come il corpo di un’anguilla. Ad ogni bancone  una vendita all’asta e voci che gridano prezzi e ricette: “Signò, guardate ccà che freschezza! Questo ve lo fate all’acqua pazza, un po’ d’aglietto, pomodorino e vi consolate!” Sprigionano allegria questi pescatori che si improvvisano cuochi stellati, eppure hanno i volti bruciati dal sole e solcati dalle rughe. Di giorno abili banditori, di notte, al freddo e nel silenzio, tenaci ricercatori di tesori accompagnati dalle loro lampàre. In questo mercato le loro grida sono canto che seduce. E’ un teatro realista.

Me ne convinco mentre fotografo ovunque e mi offrono un po’ di caffè. È la firma d’autore di un mercato nostrano. Tutto è condivisione. Ed è evidente che il grande patrimonio più che in quegli amici dalle squame argentate è nella gente. Il vero luna park è poi nei giorni di festa, tra Natale e Capodanno, perché è tradizione mangiare a base di pesce e la giostra si riempie di luci e persone all’una di notte.

È questa la vera tavola imbandita. “Quest’anno purtroppo non sarà così” – mi confida un pescatore con le lacrime agli occhi – “Durante le festività c’è una non stop di vendita e di apertura. Ma quest’anno no, la pandemia, le restrizioni”.

Beh, intanto noi abbiamo preso il caffè. I pescherecci sono sempre lì, ormeggiati nel porto fieri e trionfanti, pronti a cercare sempre i tesori di notte alla luce delle lampàre e sarà in qualche modo Festa.


“Pesce fresco pesce vivo…”

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