Andiamo alla scoperta del Cilento, tra antri suggestivi e acque cristalline
Questo itinerario è volto a conoscere le meraviglie naturalistiche di Capo Palinuro, tappa ambitissima e molto conosciuta nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Splendidi scorci costieri grazie al continuo susseguirsi di calette, grotte e spiagge di unica bellezza, impreziosita da tesori faunistici grazie al persistere di un’ambiente marino incontaminato.
La particolare consistenza dell’ammasso roccioso ha favorito il fenomeno carsico e l’erosione, fenomeni accentuati anche dalla presenza di acque sulfuree e sorgenti idrotermali che hanno creato un’ambiente estremamente diversificato e con un alto numero di cavità sommerse: le 35 grotte di Capo Palinuro infatti rappresentano uno dei principali poli di interesse speleomarino in Europa.
Per arrivare a Palinuro, per chi proviene da Nord, dall’autostrada Salerno – Reggio Calabria uscire a Battipaglia e proseguire in direzione Paestum, mentre per chi viene da Sud, dalla SA – RC prendere l’uscita di Buonabitacolo; per entrambi i versi, proseguire sulla Statale ed uscire a Poderia. Dopodiché si prosegue sulla SS562d, chiamata “Mingardina” fino all’arrivo a Palinuro e seguire le indicazioni per la spiaggia dell’Arco Naturale, presenti all’uscita della statale.
Iniziamo il nostro itinerario marino dalla spiaggia dell’Arco Naturale: una spiaggia che nel 1987 ha conosciuto il suo momento più buio venendo completamente sommersa dal mare, con l’acqua che passava fin sotto l’Arco, causa principale del crollo parziale che ha subito. Da allora fu avviato un progetto di recupero tramite l’installazione di frangiflutti posti a circa 50 metri dalla riva, che ha consentito il recupero totale della spiaggia.
Proseguendo la gita, si può ammirare Cala Lunga, una piccola spiaggia posta sotto le rocce: in passato l’acqua del mare arrivava fin sotto alle ginocchia, ora si raggiunge una profondità massima di 3 metri circa, sempre grazie ai frangiflutti posti a largo della costa.
Da qui si prosegue fino alla spiaggia della Marinella, il primo borgo marinaio di Palinuro. Nato perché in passato il porto non era stato costruito, era costituito da una piccola baia, utile per le piccole imbarcazioni, mentre quelle più grandi venivano ormeggiate nella vicina Cala del Buondormire, protetta dallo Scoglio del Coniglio: la prima chiamata così per via dei pescatori che, arrivati sulla spiaggia, ne approfittavano per riposarsi, data la buona ventilazione e la presenza molto discreta del Sole; il secondo così chiamato per via della sua grande somiglianza con il coniglio.
Si prosegue scoprendo la Grotta delle Ciavole – dal cilentano, ciavola: “cornacchia” – fino all’intravedere una delle tanti torri saracene, come quella di Punta Galera, chiamata così perché al suo interno furono trovati strumenti di prigionia: queste torri erano usate per avvistamenti e controlli sul mare. La loro caratteristica è quella di essere poste ognuna a vista dell’altra, così fino al basso Tirreno. Si calcola che un messaggio, per arrivare a destinazione da Reggio Calabria fino all’Alto Cilento, impiegasse circa 4 ore.
Si prosegue sulla costa dove si può scorgere l’Architiello: qui il capitano della barca su cui siete saliti sarà bravo da farvi intravedere, all’interno dell’architiello la stazione meteo, in secondo piano.
Ci spostiamo su Cala Fetente, chiamata così per via delle esalazioni solfuree che, oltre a colorare il fondale di bianco donando un colore molto caratteristico alle acque antistanti, emanano le due grotte, salgono da circa 12 metri di profondità.
Proseguendo il tour, dal mare si può scorgere il Faro di Capo Palinuro, il più alto d’Italia con i suoi 222 metri sul livello del mare e diffonde la sua luce per 34 miglia (circa 64 km, secondo solo alle 36 miglia della Lanterna di Genova).
Superato il Faro, si arriva alla Grotta del sangue, chiamata così per via del colore rosso intenso presente al suo interno: ovviamente nessuna presenza di linfa vitale, ma solamente ruggine che ha dato, appunto, il colorito rossastro alle pareti delle rocce. Da segnalare, al suo interno, anche la presenza di stalattiti che però, data la loro grande fragilità, cadono sul fondo del mare durante le mareggiate invernali.
Si arriva poi a Punta Spartivento, chiamata così proprio perché protegge i due lati delle coste palinurensi: in caso di venti provenienti da Sud – Est (scirocco), la costa sud avrà mare mosso a differenza della costa nord, prevalentemente calma; discorso inverso per i venti provenienti da Nord – Ovest (maestrale). Punto molto ricco per quanto riguarda il fondale, visto che, a circa 60 metri di profondità, esiste un’ampia giacenza di corallo.
Altro piccolo particolare accanto a Punta Spartivento è il Volto della Strega, una parete rocciosa con tre incavi che formano un volto simile al celebre “Urlo” di Munch.
Dopo aver attraversato il punto più esposto sul mare di Capo Palinuro, si arriva alla celebre Grotta Azzurra: la luce che arriva al suo interno proviene da una galleria posta a 33 metri di profondità, portando la luce fino al suo ingresso, dal lato opposto, che dona il caratteristico color turchese alle acque presenti al suo interno (consigliata la visita pomeridiana, in quanto l’altezza del sole dal mare è minore rispetto alle ore diurne e la luce arriva con maggiore intensità nella grotta). All’interno della Grotta Azzurra troveremo, inoltre, la Testa del Delfino, uno spuntone di roccia con le sembianze del mammifero marino e la Grotta dei Pipistrelli, i quali si concentrano in quell’incavo per tutto il mese di agosto.
Si prosegue per Punta Mammone – dal cilentano, mammone: “elefante” – sempre per via delle sue sembianze con il mammifero proboscidato, per poi entrare nella Grotta dei Monaci, chiamata così perché al suo interno si può scorgere un ammasso roccioso che si erge dal mare che hanno la forma di monaci avvolti nel loro saio e raccolti in preghiera.
All’uscita dalla grotta si prosegue, sulla via di ritorno, godendo di una sosta di circa 20 minuti ed un bagno nelle acque cristalline della Spiaggia del Buondormire prima di chiudere l’itinerario con la Grotta delle Ossa, posta al di sotto della collina de “La Molpa”: chiamata così perché, dopo un’epidemia del 700 d.C. ha costretto gli abitanti del posto di allora a riporre i cadaveri umani ed animali all’interno di questa grotta, dove si possono scorgere i resti di un cranio, parzialmente asportato per materia di studi.
Al ritorno verso la spiaggia dell’Arco Naturale, si può notare lo scoglio presente sul mare che, in passato, prima delle mareggiate che hanno invaso il suo interno, era usato come ricovero per gli animali da monta.
Le partenze sono quattro in totale per ogni giorno, fissate alle ore 9 e alle ore 11 per la mattina, alle 15 e alle 17 per il pomeriggio ad un costo di 15 € a persona. Due ore di gita spensierata per conoscere, anche se in piccola parte, il patrimonio naturalistico cilentano.