
Gioielli, trucchi e specchi raccontano il fascino femminile nell’antichità
“Venustas. Grazia e bellezza a Pompei” è la mostra allestita presso la Palestra Grande degli scavi di Pompei, visitabile dal 31 luglio 2020 al 31 gennaio 2021. Si racconta dell’universo femminile nell’antichità, all’interno di vetrine distribuite lungo il portico orientale del luogo destinato all’addestramento dei giovani pompeiani, attraverso gioielli in oro e pietre preziose, specchi, trucchi, creme e profumi. Un percorso che si distribuisce in ordine cronologico a partire dai reperti provenienti dal villaggio protostorico di Longola (Poggiomarino), alle necropoli di Striano e Stabiae relativi all’epoca arcaica sino all’epoca maggiormente nota del territorio sito ai piedi del Vesuvio, l’epoca romana. Per tale periodo troviamo in esposizione materiali delle ville residenziali di Stabiae, Oplontis e Terzigno sino a resti provenienti dall’abitato di Pompei, giungendo cronologicamente sino all’ultimo suo minuto di vita con la catastrofe del 79 d.C. Se il percorso di allestimento non è nuovo (si ricollega al percorso avviato nel 2019 con la mostra “Vanity” ospitata nel medesimo luogo, in cui erano stati esposti gioielli greci e campani come esito di un accordo di collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, l’Eforia delle Cicladi e l’Ecole Française di Atene), sono però nuovi i reperti proposti in esposizione che raccontano di un territorio la cui storia è studiata ed ammirata in tutto il mondo.

L’esposizione è suddivisa in 19 vetrine. La prima vetrina del percorso è dedicata al sito di Longola a Poggiomarino, in cui sono presenti oggetti in ambra che dimostrano i contatti e gli scambi in corso nel Mediterraneo già in epoca protostorica. La seconda vetrina si riferisce alle necropoli di Striano e Stabiae; per quest’ultimo sito vi sono esposti reperti provenienti dalla necropoli, indagata e studiata nel secolo scorso, in località Madonna delle Grazie.
Nella quarta vetrina si evidenzia l’uso dei profumi e dei gioielli connessi con la religione: oggetti trovati nei santuari che dimostrano l’uso di offerte di profumi destinate alle divinità. Nel percorso compaiono anche monitor che espongono una sequenza di immagini e citazioni tratte da autori classici (in particolare i testi si riferiscono a Ovidio e Marziale).
Ed ancora una vetrina con un titolo significativo “Prima di tutto l’igiene”, in cui vengono esposti strigili e rasoi. Il titolo si riferisce alla grande attenzione che il mondo romano aveva per l’igiene personale, pratica ben esemplificata dall’universo di oggetti e consuetudini esposti in mostra.

Non mancano i trucchi (la polvere di ematite si utilizzava come illuminante per il viso), le creme e i fermagli per le acconciature femminili (spilloni per mantenere gli chignon). Fa seguito una vetrina dedicata agli specchi, di varie forme e dimensioni, tra cui alcuni in argento; compare anche uno specchio a teca che rappresenterebbe forse (secondo il Della Corte) l’imperatore Nerone, per la presenza di un ritratto maschile con ghirlanda di quercia.

Vi è una vetrina dedicata ai tessuti e all’abbigliamento, in cui gli oggetti più preziosi sono dei nastrini in filo d’oro. Poi passiamo a tre case di Pompei che hanno restituito oggetti legati al mondo femminile e alla cura del corpo (Casa di Lucius Helvius Severus, Casa della Venere in bikini, la Casa di L. Caelius Ianuarius). Nella parte centrale del percorso compaiono delle panche rosse, che vogliono far riferimento al Vesuvio e al suo cuore pulsante; anche qui si compie un omaggio alla bellezza con la presenza della statua marmorea della Venere proveniente dalla villa di Poppea ad Oplontis e due muse ai suoi lati, Erato e Polymnia. Le meravigliose fanciulle di marmo sembrano suggerire che non esiste al mondo solo la bellezza fisica ma anche quella dell’intelletto. Procedendo, termina l’esposizione in questo spazio, l’affresco di Pompei dalla Casa della Biblioteca (Insula occidentalis), con figura alata e gioielli ellenistici che consentono di gettare uno sguardo su un periodo più antico rispetto all’ultima fase di vita della città.
Si continua con i meravigliosi gioielli che provengono dalla Villa B di Oplontis e dalla Villa (2) di Terzigno, oltre che con reperti provenienti da Pompei. Nella vetrina compare una mano in marmo che indossa anelli, proveniente dalla Tomba di Eumachia, come esemplificazione per lo spettatore dell’uso antico di tali monili. L’esposizione procede con un frammento di affresco da Stabiae con la raffigurazione di un volto femminile con orecchini e diadema ed una collana in grani di pasta vitrea (un materiale accessibile alla maggior parte delle donne nell’antichità).
Termina l’ampia carrellata sull’universo della bellezza femminile nell’antichità, una vetrina dal titolo “Gioielli in fuga”, in cui la narrazione spetta ai gioielli portati con sé dai pompeiani durante l’eruzione, come ultima speranza per il futuro (materiali da Moregine e dalla porta Nola), insieme ad un calco in gesso di una donna, una delle persone che scappavano lungo la via Stabiana. La donna distesa e i gioielli in esposizione sembrano evocare il grande quadro di Brjullov (oggi a San Pietroburgo) in cui é rappresentata tra le persone che scappano una donna a cui cadono durante la fuga i gioielli e gli oggetti che portava con sé, in un disperato tentativo di salvezza dalla catastrofe impellente.