Bellezze artistiche e naturalistiche si fondono a creare uno dei giardini più belli d’Italia
I giardini della Villa d’Ayala a Valva, in provincia di Salerno, sono annoverati tra i più belli d’Italia. Un bosco ceduo misto, lecci, magnolie ed aceri, solcato da viali, con due giardini all’italiana ed il Teatrino di Verzura, la Villa è un luogo dai toni romantici ed affascinanti che solo i giardini storici riescono a trasmettere con quel misto di bellezze artistiche e naturalistiche che si intrecciano alla perfezione. Il tutto è reso ancora più magico dalla presenza di arredi scultorei, fontane, piccole architetture che spuntano all’improvviso nel verde per regalare l’immagine di un luogo incantato.
In un quadro geografico del verde storico, insieme ai giardini della Reggia di Caserta e a Villa Rufolo e Cimbrone a Ravello, sono gli unici nel Sud Italia, prima almeno di Isola Bella in Sicilia.
La villa ha un’estensione di 600 metri quadrati, mentre il parco misura circa 18 ettari ed è interamente circondato da mura. Il parco è attraversato nella sua estensione da un sistema di caverne e canali, forse risalenti ad epoca romana e con funzioni di incanalatura delle acque e di cava per il materiale da costruzione. In una delle grotte del parco è conservata un cippo sepolcrale di epoca romana dedicata ad una augustale.
Frutteti, viali di platani, il bosco ceduo, magnolie e cedri, giardini all’italiana, peschiere con pesci abbelliscono il giardino della villa d’Ayala che ha toni romantici e spunti mitologici ritornati in voga con gli scavi vesuviani del XVIII secolo. L’allestimento del giardino recupera echi della stagione italiana tra manierismo e barocco. Fino agli anni ’50 dello scorso secolo c’erano anche cervi e caprioli, il parco è stato aperto al pubblico dopo il terremoto dell’80 grazie al supporto di un barone austriaco che venne in soccorso alla zona e aprì l’anfiteatro di verzura al pubblico.
STORIA. La villa dei Marchesi d’Ayala di Valva e l’annesso parco sorgono alle pendici del Monte Marzano, territorio che fu feudo di un signore normanno Gozzolino a partire dall’anno 1108. È a lui che risale la costruzione della torre posta a difesa del parco, seppure attualmente danneggiata dal sisma dell’80.
Nel 1760 ci sarà il matrimonio con lo spagnolo Don Diego D’Ayala che unirà i due rami nobiliari. Nella villa è possibile vedere sulle sculture, sulle panchine e dipinto all’interno degli ambienti lo stemma con il simbolo delle due casate nobiliari.
L’attuale immagine del parco è frutto di una continua azione di abbellimenti svolta nei secoli, di cui gli ultimi e più importanti sono stati realizzati dal marchese Francesco d’Ayala Valva. Nominato da Ferdinando IV di Borbone sovrintendente di tutte le strade e i ponti del Regno di Napoli, costruì la cosiddetta ‘strada del grano’. Giuseppe Maria si dedicò, tra le varie migliorie, alla risistemazione del feudo, tra cui grande parte costituì la residenza e il giardino.
L’ultimo marchese sarà Giuseppe Maria Valva che muore nel 1951 lasciando tutta la proprietà al Sovrano Militare Ordine di Malta.
Molti sono stati i personaggi importanti che hanno dimorato o visitato la villa come Giuseppe Bonaparte e in epoca moderna Murolo, Carla Fracci, Gazzelloni, Toquinho, Alvaro Martinez.
DESCRIZIONE. All’interno ci sono due giardini all’italiana, uno di ridotte dimensioni a pochi passi dall’ingresso, con numerose sculture tra le aiuole tra cui le Quattro Stagioni di un artista del 1764 Antonio Pagano. Poco dopo l’ingresso troviamo anche un Caffe house che serviva per ristorare i visitatori, la Chiesetta del Fileremo dedicata dopo il terremoto alla Madonna del Fileremo nella zona del vecchio granaio, deposito alimentare della villa.
Salendo sulla destra si incontrano le cantine marchesali dove avveniva la lavorazione e imbottigliamento del vino.
Salendo il viale di lecci si incontra l’Ercole senza testa che uccide il drago di Nemea, poi si raggiunge un emiciclo dove sono le tre Grazie al centro e le Muse (scultura, musica, danza, letteratura, pittura) di Donatello Gabrieli artista fiorentino.
Uno dei luoghi di maggiore suggestione è certamente il Teatrino di Verzura realizzato forse nell’Ottocento, con siepi di bosso e arricchito da busti scolpiti che rappresentano il popolo, tribuni e altri personaggi che curiosamente non hanno lo sguardo rivolto verso il centro dove doveva essere un palchetto, ma sono tutti distratti, guardano lo spettacolo magico offerto dalla natura circostante.
Proseguendo è possibile visitare le grotte, custodite da draghi ed altre sculture e sull’esterno l’altare dedicato alla Madonna di Lourdes.
Nel piazzale antistante la villa (attualmente la facciata è in restauro a cura dell’Architetto Giovanni Villani della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Salerno), circondato da mura a cui si accede superando un portale ligneo, sono aiuole, piante e decorazioni scultoree. Ai lati su dei pilastri attualmente vuoti, c’erano busti scultorei con personaggi del mito e personaggi femminili. Sulla facciata al primo livello una serie di rilievi marmorei con le coppie storiche Paolo e Francesca e Lancillotto e Ginevra.
All’interno restano delle opere bronzee e numerosi dipinti di particolare interesse storico e la sala delle armi.
Come raggiungere la villa: uscita Autostrada SA-Rc Contursi Terme – Postiglione, continuare per la Superstrada Ofantina Fondo Valle Sele direzione Lioni, uscita Colliano-Valva.