Tra tabernae e “street food”, cosa si mangiava a Pompei prima dell’eruzione

Per comprendere appieno la grandezza e il valore storico degli scavi di Pompei, non basta una sola visita all’area archeologica: giorno dopo giorno, infatti, nuove scoperte vengono portate alla luce e gli stessi visitatori possono osservare continuamente nuovi dettagli. Tra i luoghi preferiti dai turisti, spiccano sicuramente quelli dedicati alla ristorazione, locali di varia natura nei quali l’offerta poteva cambiare a seconda della natura del luogo.

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Le botteghe alimentari di Pompei: cosa si acquistava in città

Le abitudini alimentari di una popolazione rappresentano sempre un ottimo spunto per studiare usi e costumi, ma anche un modo curioso per avvicinarsi alla realtà di una città scomparsa da secoli e sentirla ancora viva. Ecco perché passeggiando per Pompei, tra i locali che balzano maggiormente agli occhi dei visitatori ci sono proprio quelli dedicati alla vendita di cibo di ogni genere.

Tra le strade cittadine è facile incontrare numerose botteghe, che all’epoca erano adibite alla vendita di frutta, verdura, ortaggi, olio, pane e carne, tra gli alimenti principali consumati dagli antichi Romani. In particolare, dai rilievi effettuati proprio in questi locali e nelle abitazioni, i pompeiani pare fossero particolarmente ghiotti di lattuga, cicoria, broccoli e altre tipologie di erbe, nonché di legumi, come ceci e lenticchie, e frutta secca. Molto apprezzati poi erano il pane, sfornato in tante tipologie diverse, e la carne di qualsiasi tipo.

Questi minimarket ante litteram rappresentavano dunque una parte importante del tessuto economico pompeiano, quotidianamente al fianco dei cittadini per soddisfare i loro bisogni culinari con prodotti genuini provenienti per lo più dalle fertili terre campane.

Cibo e gioco, il ruolo delle tabernae nella città di Pompei

I pompeiani, come ben sappiamo, amavano anche uscire e divertirsi, dunque non sorprende che tra i loro locali preferiti vi fossero delle particolari osterie, chiamate tabernae lusoriae, in cui la passione per la buona cucina si univa al desiderio di giocare con gli altri avventori.

Le tabernae lusoriae erano luoghi dedicati non soltanto al cibo ma anche al divertimento: qui infatti era possibile fermarsi per rifocillarsi e, al tempo stesso, per giocare con passatempi di varia natura, antesignani di quelli che nei secoli successivi sarebbero stati i principali svaghi all’interno dei casino classici che si vedono nei film o sui portali auttali come quello di Betway Casino, fioriti con il boom della digitalizzazione.

Le tabernae possono essere tuttora riconosciute camminando per Pompei per la presenza di affreschi che raccontano episodi accaduti proprio al loro interno, come nel caso del disegno rinvenuto nel locale VI 10 in Via di Mercurio, in cui si descrivono dei momenti di gioco e la presenza di premi gastronomici, o di altri che invece testimoniano accese liti tra i giocatori.

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Termopolio, anche i romani amavano lo “street food”

Con un inglesismo oggi lo definiamo “street food”, ma in realtà il cibo da strada, quello da gustare in piedi o passeggiando in compagnia, ha una storia molto più antica di quella del McDonald’s. La riprova arriva proprio da Pompei, dove la presenza dei termopolia è ben documentata e addirittura in alcuni casi, come nella recente scoperta riportata anche da Repubblica, conserva importantissimi reperti che permettono di ricostruire con precisione cosa veniva cucinato in questi luoghi.

Nel termopolio portato alla luce poco meno di un anno fa, per esempio, sono state rinvenute pentole in coccio contenenti ancora resti delle pietanze più richieste dalla clientela, come il capretto alle lumache o un piatto a base di carne e pesce molto simile alla paella spagnola. Non solo, i frequentatori di questi luoghi amavano bere vino, specie se accompagnato da fave, ma anche una particolare bevanda energetica a base di acqua, uova e aceto, chiamata Posca.

L’amore per il cibo è senza dubbio una delle caratteristiche della popolazione romana e, in questo caso, pompeiana, che ai sapori della buona tavola non intendevano certo rinunciare, né a casa né fuori. Le tante scoperte fatte negli anni tra gli scavi ai piedi del Vesuvio ne sono una dimostrazione lampante, ma probabilmente ancora tanto c’è da approfondire riguardo a una città e a un popolo che ancora oggi, a 2000 anni di distanza, non smettono di sorprenderci.

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