Pizzette lievitate e fritte nell’olio, imbevute nel miele oppure spolverate con lo zucchero
Calitri è un piccolo paese dell’Irpinia, un borgo campano a confine con la Puglia, paese delle meraviglie, dove ogni passo, lungo il saliscendi delle viuzze, troppo strette per il transito di auto, è una scoperta.
Archi, logge, balconi, sottopassi, stemmi, beffardi mascheroni ed elaborati portali di case nobiliari, scandiscono l’architettura semplice dell’abitato che nasconde, dietro la porta di casa, l’ingresso alla grotta scavata nel tufo, ricovero di uomini e animali e testimone di un mondo agricolo pastorale non troppo lontano nel tempo.
Qui, fiore all’occhiello, è la gastronomia, in particolar modo le scarpegghie: pizzette lievitate e fritte nell’olio, imbevute nel miele oppure spolverate con lo zucchero.
Un dolce tipicamente natalizio, un prodotto “povero” la cui origine si perde nella notte dei tempi, da sempre preparato nelle case avellinesi, dove ogni massaia aveva ed ha una propria ricetta, più o meno segreta.
Un tempo, era tradizione prepararle la notte del 24 dicembre, per poterle poi gustare dopo la messa natalizia, ma era assolutamente proibito mangiarne durante la frittura perché si diceva che l’olio si consumasse più velocemente.
Ancora oggi già alle prime luci dell’alba nel centro storico, nel periodo natalizio, si sparge il profumo delle scarpegghie.
Ecco la ricetta “segreta”
Ingredienti (per 4 persone)
500 g di farina di grano duro
1/2 pezzetto di lievito,
olio
vino cotto
miele
sale
Procedimento
Impastare la farina con acqua tiepida appena salata, lavorare a lungo, preparare una pastella molto lenta e lasciarla crescere per un’ora Versare in un tegame abbondante olio. Quando l’olio è molto bollente prendere la pastella con un cucchiaio preventivamente bagnato nell’olio e lasciarla scivolare. La pastella, che diventa soffice, va girata e rigirata continuamente fino a completa doratura. Le frittelle, tolte dall’olio, vanno cosparse con abbondante vino cotto o con miele riscaldato.
In abbinamento, Zingarella Moscato di Baselice, Masseria Parisi, color giallo dorato vivo e limpido, di buona consistenza. Al naso ha buona complessità. Spicca su tutto la frutta gialla candita e in particolare un cedro suadente che incanta davvero. In bocca è fresco, equilibrato, di grande armonia. Un sorso gradevolissimo, mai stucchevole grazie all’ottima freschezza.