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Anfore da trasporto, sculture, calchi in gesso, la grande collezione di reperti della città antica
Uno degli edifici visitabili (dall’esterno) nell’area del foro di Pompei, i Granai, ospitano attualmente la più grande collezione archeologica della città antica. L’ex mercato della frutta e verdura è oggi sede di una cospicua collezione di reperti, 9000 oggetti tra anfore da trasporto, ceramica da mensa e da cucina, sculture in marmo, calchi in gesso di particolare suggestione che ogni giorno attirano dinanzi i cancelli, centinaia di visitatori.
Il foro olitorio venne realizzato dopo il terremoto che sconquassò il territorio nel 62 d.C. e probabilmente non era terminato al momento dell’eruzione del 79 d.C. Portato alla luce durante gli scavi dell’area del Foro tra il 1806 e il 1823 i Granai furono destinati a deposito di quei reperti che non confluivano nella collezione del museo di Napoli
Fu grazie ad Amedeo Maiuri che i granai vennero adibiti a deposito ‘visibile’ dei reperti rinvenuti in città, fu lui ad occuparsi della sostituzione delle vecchie vetrine con delle nuove e più luminose, proteggendole con un cancello (che ancora rimane). La struttura fu parzialmente distrutta a causa dei bombardamenti del’43, in cui avvenne il crollo del muro perimetrale e la perdita di numerosi materiali tra cui quelli di epoca arcaica. Maiuri si attivò immediatamente per restaurare i granai, chiedendo vari finanziamenti per la struttura e per il riordino dei materiali archeologici. Un primo riassetto delle opere contenute è avvenuto dopo il terremoto dell’80, con una attività di inventariazione e catalogazione a cui è seguito solo nell’anno 2015 una puntuale attività di riordino e risistemazione da parte della Soprintendenza, con un controllo autoptico dei materiali e nuova documentazione.
Gran parte dei materiali visibili nei granai congela Pompei al momento dell’eruzione del 79 d.C. e si tratta per lo più di reperti provenienti da strutture abitative che raccontano varie modalità di vita quotidiana legate soprattutto alla cucina, alla mensa, al trasporto dei cibi. Sono tanti i tegami per cucinare, pentole, contenitori che hanno restituito anche materiale organico all’interno. E’ visibile tra i vari oggetti un fornello in metallo per la cottura dei cibi. Numerosi i contenitori per la conservazione di frutta e verdura, per il garum, brocche, bottiglie, contenitori da trasporto che raccontano dei vari commerci nel Mediterraneo e fluviali. Il vino che giungeva a Pompei partiva dall’Egeo, da Rodi, da Creta, mentre l’olio giungeva da vari punti del Mediterraneo attraverso il porto di Pozzuoli.
Sono presenti le sculture rinvenute nel Fondo Iozzino a Pompei e alcuni calchi in gesso, di un albero, una porta, un cane, un bambino ed un adulto.