Napoli. Il chiostro nascosto di Sant’Eligio

Un’elegante bassorilievo e una magnifica fontana di marmo bianco

C’è. So che c’è un chiostro ma devo solo capire dove. Ho letto sui libri di storia dell’arte che ci sono sale affrescate e una magnifica fontana in marmo bianco, ho visto anche le foto, ma proprio non riesco a capire dove sta il Chiostro di Sant’Eligio. Complice la zona gialla, ho deciso di partire all’avventura e finalmente oggi sarà la volta buona: lo troverò.


Molte volte sono stato nella Chiesa di Sant’Eligio, fondata nel 1270 da tre nobili della corte di Carlo I: Giovanni Dottun, Giovanni Lions e Guglielmo Borgognone. Ognuno aveva una speciale devozione per un santo francese e volevano che la chiesa fosse a lui dedicata. Non riuscendo a decidere a chi dovesse spettare il patronato tra i Santi Dionigi, Martino ed Eligio, si procedette ad un sorteggio. La sorte fece vincere quest’ultimo, e fu così che nacque di fatto la prima chiesa gotica della città di Napoli.


Superato il monumentale arco d’ingresso, che nulla ha da invidiare a Notre – Dame de Paris (ai lati ci sono persino piccole statuette di gargoyles), si entra in un’ampia navata che un tempo doveva essere interamente affrescata, come testimoniano le poche figure che qua e la riemergono dai muri. Dopo tanti indugi finalmente trovo una custode e le chiedo di svelarmi l’arcano.


Il chiostro c’è. Ma per arrivarci bisogna passare per una piccola porticina, entrare dentro uffici e gentilmente si offre di accompagnarmi. Alla fine la sorpresa è grande, non uno ma ben due chiostri uno di fronte all’altro. La mia accompagnatrice mi rivela che li ora vivono poche suore, e che una parte del complesso era diventata una scuola.


La mia attenzione viene catturata da un elegante bassorilievo
. Rappresenta un guerriero di profilo, e, come suggerisce la scritta intorno, si tratta di Andrea Carafa, Conte di Sanseverino, il condottiero divenuto tra il 1523 e il 1526 luogotenente generale del Regno di Napoli. E forse è quel nobile Carafa (in realtà le fonti sono discordanti, alcuni riportano anche il nome dei Caracciolo) protagonista della notissima leggenda delle teste dell’arco dell’orologio di Sant’Eligio.

Adesso posso finalmente dedicarmi alla fontana. I quattro lati della vasca sono decorati da stemmi: un Leone, simbolo della forza, un Uccello, emblema per la libertà, il Libro e la Spada, a ricordo dei tre nobili cavalieri che avevano voluto in origine la chiesa e uno Scorpione, che nella simbologia medievale allude alla fedeltà alle leggi.


Nel mio bellissimo viaggio di scoperta di stamattina però manca qualcosa, la sala che nel 1788 Angelo Mozzillo affrescò con scene tratte dalla Gerusalemme Liberata e Allegorie, dove i Governatori di Sant’Eligio si riunivano. Ed è ancora una volta la mia accompagnatrice, che come novella Virgilio, mi guida nella ricerca e mi rivela che è al piano superiore, nel convento delle suore.


Pazienza, vorrà dire che andrò in visita dalle religiose e potrò godermi di nuovo questo splendido pezzo di paradiso lontano dal caos di Piazza Mercato.

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