L’Asprinio aversano: il bianco frizzantino che ha stregato gli enologi

Il gioiello della viticoltura casertana e la piccola storia legata all’Alberata Aversana

Viti arrampicate e “maritate” al pioppo, che formano delle imponenti barriere verdi, cariche di grappoli, e costringono i viticoltori ad autentici equilibrismi. Mario Soldati – scrittore, giornalista, regista cinematografico, sceneggiatore e autore televisivo italiano – lo descrive cosi: “Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio”.

L’Asprinio (o Asprino) di Aversa è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Caserta e Napoli. In epoca normanna, fu individuato nei declivi vicino Aversa il suolo ideale per impiantare le viti che assicurassero alla corte normanna una riserva ricca di spumanti. La scelta si rivelò giusta: i tralci di vite, infatti, appoggiandosi agli alberi di pioppo, che fungevano da sostegno, crescevano innalzandosi anche oltre i 10 – 15 metri di altezza ed a festoni, consentendo così la produzione di quell’uva. In tale sistema, in cui le viti vengono chiamate “maritate” poiché si appoggiano ai pioppi, si chiama “Alberata Aversana“.

Da allora l’Asprinio di Aversa è noto non solo in Campania, ma viene apprezzato da grandi enologi e raffinati intenditori fino ad ottenere nel 1993 la consacrazione a livello nazionale e internazionale con l’assegnazione del marchio DOC. Vino da pasto, va servito abbastanza freddo, adattandosi ad antipasti freddi, tartine, stuzzichini, piatti di pesce; particolarmente indicato per accompagnare le “mozzarelle di Aversa”. 

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