La storica Pasticceria Carraturo dedica un dolce a San Gennaro

Faccia Gialla trova casa a Porta Capuana

C’era una volta un guardiano di tacchini. Veniva da Casamarciano. Un giorno aiutò un carrettiere ad uscire fuori da un fosso dove era finito il suo carretto. Stava portando legna in un forno di Napoli e il carrettiere per ringraziare quell’uomo gentile, lo invitò a seguirlo per insegnargli poco a poco il mestiere del fornaio. Cosi l’uomo imparò quell’arte antica e, nel 1837, diede vita a una sua propria attività in quel di Porta Capuana. Quell’uomo gentile si chiamava Pietro Carraturo.

Quando dici “Carraturo” a Napoli si sente ovunque profumo di dolci e quel profumo si espande nel cuore e raggiunge le vie dei ricordi. Sono ricordi d’infanzia e di risate, di amicizia e di eventi importanti. Perché i momenti più belli e spensierati della vita si festeggiano sempre con un dolce.

Ulderico Carraturo è oggi, insieme al fratello Alessandro, il titolare della storica sede della pasticceria Carraturo a Porta Capuana. Lo storico locale è alla quinta generazione e porta avanti, con passione, quanto avviato dal loro trisavolo Pietro e ne hanno ereditato la gentilezza d’animo.

“La nostra – ci racconta Ulderico – è una pasticceria che ha sempre realizzato solo dolci della tradizione napoletana, zuppette, deliziose, babà, millefoglie ma soprattutto la sfoglietella frolla. Proprio il nostro trisavolo, Pietro, ebbe fortuna con la sfogliatella frolla (la riccia già esisteva e ha un’altra storia), dolce che fu pensato, all’epoca, proprio per le persone che non potevano masticare bene e avevano difficoltà con i denti. Il ripieno è lo stesso della sfogliatella riccia, ma è in un involucro di morbida pasta frolla”.

Oggi, la pasticceria Carraturo che inevitabilmente resta al passo con i tempi, è famosa anche per un altro dolce di loro invenzione che si produce tutto l’anno, ma la cui produzione aumenta principalmente in occasione della festa di San Gennaro. “L’idea nasce a otto mani, qualche anno fa in occasione di un pastry contest, con l’aiuto di Francesco Andoli giornalista, uno dei massimi esperti su San Gennaro, che ha condotto la battaglia per far si che la deputazione restasse laica, Gerardo Vernazzaro, proprietario di Cantine Astroni, e Tommaso Luongo, sommelier dell’AIS Campania” – ci spiega Ulderico.

La domanda intorno alla quale nasce la volontà di creare questo dolce è semplice: perché San Giuseppe ha un dolce e San Gennaro no? “Così, nel giro di due giorni e facendo diverse prove in laboratorio, è nato, per amore, il dolce Faccia gialla. Questo è infatti l’epiteto confidenziale e affettuoso con cui viene chiamato il Santo patrono di Napoli, dal colore del suo busto reliquiario in argento dorato risalente al 1305 e conservato nel Duomo di Napoli, nella Cappella del Tesoro a lui dedicata.

“Un involucro di pasta sfoglia – spiega Ulderico – riproduce il cappello del Santo, la mitria, con gelatine colorate a ricordarne le gemme preziose, un ripieno di crema all’uovo gialla con fragoline lasciate a macerare nel Piedirosso dei Campi Flegrei. Ecco riuniti, in questi ingredienti nostrani, tutti gli elementi del Santo: sangue, mitria e faccia gialla”.

Attenzione alla tradizione, ma in chiave green quella portata avanti dai fratelli Carraturo che mostrano, nella loro attività, anche grande sensibilità all’ambiente non solo promuovendo la riduzione della plastica, ma recuperando tutto ciò che può essere utilizzato come concime (come la posa del caffè) regalandolo ai clienti che ne fanno uso.

Presenti e sempre attivi nella propria zona, Ulderico e Alessandro fanno parte anche di un coordinamento dal titolo I Love Porta Capuana la cui mission è quella di promuovere un costante coordinamento tra imprese e istituzioni per la riqualificazione del quartiere anche attraverso la promozione di eventi e attività.

“Last but not least – continua Ulderico – da anni seguo personalmente, anche in qualità di presidente, l’associazione antiracket di Porta Capuana aderente alla Fai. L’Associazione è da sempre accanto agli imprenditori e li sostiene nella difficile lotta per uscire dall’usura. La chiave è fare rete, spiega Ulderico, perché chi resta solo ha paura. Noi invece siamo uniti, è una rete, e con forza diciamo no ai soprusi, l’unione si trasforma nel coraggio di chiedere l’aiuto e la presenza delle istituzioni”.

Ecco, ancora una volta il bello di questa città, tradizione e amore mettono radici in un territorio e si trasformano naturalmente in senso civico e lotta per i diritti… Tutto ha il profumo di un dolce appena sfornato. I love Porta Capuana. I love San Gennaro… Pardon Faccia gialla!!

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