Mitoraj a Pompei, quel che resta del passato

Ventotto opere sono state installate negli scavi archeologici fino a maggio 2017. Oggi si può ammirare solo il Dedalo

Teste, torsi, corpi monumentali. Rovine, monumenti, pietre, marmi. Mitoraj e Pompei, insieme in un linguaggio di arte e cultura che parla direttamente all’anima attraverso un impatto visivo di grande forza. Molti i luoghi pompeiani in cui si trovano adagiate le sculture bronzee dell’artista polacco scomparso all’età di 70 anni nel 2014 a Parigi. Il foro, le terme stabiane, via dell’Abbondanza, la Basilica, il Foro triangolare, il Quadriportico dei Teatri hanno ospitano fino a maggio del 2017 le 28 opere di Mitoraj.

Un’arte che richiama antichi miti e vicende, un passato glorioso approfondito più volte direttamente in Grecia da Mitoraj che aveva aperto uno studio in Italia, dopo quello parigino, a Pietrasanta, da dove Michelangelo si riforniva di marmi. Non in marmo però le opere presenti a Pompei, esse sono in un pesante e voluminoso bronzo, dal tono che brilla sul fondo di rovine, tra il Vesuvio e il cielo. Ingombranti, le statue colossali, si integrano nel paesaggio pompeiano contribuendo e completando l’estasi di una visita indietro nel tempo. 

Parti e vuoti, fratture e incompiuti, le sculture di Mitoraj non soltanto palesemente si rifanno al linguaggio classico ma vogliono anche sottolineare, nella dialettica tutta contemporanea dell’arte, la frammentarietà delle nostre conoscenze sull’antico, nonostante il gusto e i linguaggi della civiltà da esso mediati. Ecco perché non si avvertono le opere di Mitoraj come delle opere mutile, così come è impossibile vedere una reale ‘rovina’ nei resti pompeiani. L’immagine, la storia, il racconto delle opere e del sito trasmettono forte e chiaro il messaggio della memoria del passato, di quel forte senso di appartenenza al Mediterraneo culla di civiltà, miti e vita.

È la seconda volta che Mitoraj arriva in Campania. Era il 2012 quando fu inaugurata a Ravello la mostra “Memoriae” con le gigantesche figure classiche esposte sulla terrazza dell’auditorium progettato da Niemeyer. Così come non è la prima volta che le opere dell’artista scomparso si trovano in un sito archeologico. Già le ha ospitate Agrigento e i Fori di Traiano a Roma.

Oggi all’interno del sito archeologico è possibile ammirare solo il Dedalo. La colossale figura dell’eroe mitologico che segna il paesaggio, visibile anche da chi è fuori dall’area archeologica. L’opera è rimasta dove è stata collocata da Luca Pizzi, per 20 anni assistente dello scultore e curatore artistico della rassegna.

foto di Giuseppe Scarica

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