La punta più estrema della Campania: in cammino verso Punta Campanella

Un itinerario escursionistico alla ricerca delle Sirene

Punta Campanella geograficamente è la punta più estrema della Campania che volge verso il mar Tirreno e termina, come un prolungamento naturale, con la spettacolare isola di Capri, in provincia di Napoli. E’ il luogo più ricco di storia e di magia della Penisola Sorrentina data la sua particolare posizione, infatti la leggenda narra che in queste acque sia passato Ulisse durante il suo viaggio per poi incontrare le sirene presso gli scogli dei Galli a poche miglia da qui e che queste, indispettite dall’insuccesso di farlo naufragare e battute dall’astuzia umana, si lanciarono in acqua ed annegarono perdendosi nel golfo e giungendo a punta Licosa (Leucosia) ed a Napoli (Partenope).

Le tracce di storia presenti in questo luogo ci riportano ai periodi in cui i Greci ed i Romani hanno adorato le loro divinità da questa “finis terrae” dato che su questo promontorio sorgeva il tempio dove i Greci adoravano Athena, la loro dea più importante, dedicato in seguito alla dea romana Minerva, entrambe protettrici della guerra e delle arti. Questi richiamavano numerosi pellegrini giunti qui attraverso la via Minerva, una strada antica che attraversava le città di Nuceria e Stabiae per poi giungere in Penisola attraverso le colline vicane (Sperlonga) e Termini, dove sono visibili alcuni tratti della pavimentazione originale. Ma già cinque secoli prima dei romani, gli Osci (o Oschi) organizzavano questa terre con approdi dal mare.

Una chiara prova ancora tangibile è una scritta incisa sulla roccia (scoperta e datata alla prima metà del II secolo a.C. dal professore sorrentino Mario Russo) presente sulla parete della falesia, alla base della scala scavata in un crepaccio nei pressi della torre.

E’ la torre della Campanella (o torre Minerva) il simbolo principale di questo luogo che con la sua imponenza caratterizza il profilo del posto ed era usata, in collegamento alle altre torri presenti lungo la costa, per la protezione dagli attacchi dei pirati che si susseguirono in penisola fino al 1600.

Dalla torre parte la traccia del sentiero CAI 300, il più lungo e famoso della Penisola, che, volgendo prima verso la Baia di Ieranto, si inerpica sul crinale del monte S. Costanzo in un sentiero molto impegnativo e selettivo per poi giungere a Tramonti attraversando tutte le più alte vette dei monti Lattari e Picentini. Ma il panorama e gli scorci che si incontrano lungo il crinale del monte S. Costanzo ripagano pienamente lo sforzo.

Tutto il tragitto è un susseguirsi di panorami incantevoli contornati di colori accecanti resi ancora più affascinanti dalle fioriture. Il verde ed il grigio delle rocce si stagliano su uno sfondo blu di varie tonalità date dal limite della faglia continentale che si inabissa a circa mille metri proprio davanti alla punta della Campanella.

Giunti in cima si incontrano alcune tracce di un’epoca passata fatta di muri a secco e piccoli ricoveri di pietra per il bivacco di pastori ed attrezzi. La cima è ormai definitivamente segnata da una struttura militare che occupa l’intera area ed obbliga l’escursionista a deviare verso una pineta che finisce ai piedi del sentiero che conduce alla chiesa di S. Costanzo.

Varie alternative possono completare questa escursione dato che da qui si possono raggiungere sia il paese di Termini (per chiudere il circuito con il punto di partenza) sia la Baia di Ieranto (percorrendo il “sentiero delle grotte dei Caprari” – molto impegnativo) sia, infine, il paese di Nerano.

Qualsiasi scelta porterà a termine una giornata trascorsa in un posto incantevole dove i profumi, i colori e le sensazioni provate lasciano incantati proprio come successe ad Ulisse quando, in queste acque, incontrò le ammalianti sirene.

CONSIGLI PER IL TREKKING. Prima di intraprendere qualsiasi percorso trekking è importante avere un minimo di preparazione fisica. Il trekking è uno sport che viene praticato un po’ da tutti. Bisogna però sapere che, come in ogni altra attività, è fondamentale abituare gradatamente il corpo agli sforzi che dovrà produrre. Prima di avventurarsi in qualsiasi percorso è inoltre importante studiare le carte topografiche. Per coprire grandi distanze basta tenere un ritmo costante, una velocità di crociera di 3-4 km all’ora è l’ideale per un percorso di trekking di media difficoltà. Le lunghe pause sono un altro fattore di rischio per la muscolatura, e causano un nocivo raffreddamento del corpo, perciò è meglio evitarle. Sui terreni sconnessi state attenti all’appoggio del piede, è un fattore molto importante per evitare distorsioni. L’abbigliamento Molto importante per la riuscita di una escursione è l’abbigliamento. Vestirsi adeguatamente secondo la stagione non significa certamente scoprirsi troppo d’estate e imbottirsi esageratamente in inverno; essenziale in ogni abbigliamento, sia esso estivo od invernale, è garantire un movimento libero al corpo. Indossare capi leggeri, comodi e poco vistosi, sovrapponibili in modo da poter controllare la temperatura togliendoli o aggiungendoli, a seconda delle proprie necessità. Le scarpe devono essere adeguate al tipo di fondo che andremo a percorrere.

Rifiuti. L’autodisciplina è indispensabile: anche un cerotto od un foglio di carta stagnola possono rovinare la bellezza di un prato! Si consiglia di riporre tutto nello zaino in apposito contenitore e di prelevare qualsiasi rifiuto che si incontra sul cammino.

La natura. Camminare in mezzo alla natura è un’esperienza affascinante, oggi divenuta un vero lusso considerata la vita moderna e la meccanizzazione in genere. Ascoltare il cinguettio degli uccelli, mentre un raggio di sole attraversa un cespuglio, sentire il profumo delle piante in fiore, sono emozioni che solo Madre Natura riesce a regalarci. Il trekking avvicina l’uomo a queste sensazioni perdute, che un tempo erano normali abitudini di vita. 

Nino Aversa

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