Un’indagine dei Carabinieri del Nucleo Tutela recupera le opere sparite da anni
Sono stati recuperati dal Comando dei Carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale sei frammenti di pitture parietali rubati negli scavi archeologici vesuviani. Il contesto di provenienza di tre degli affreschi recuperati sono le ville di Varano (Castellammare di Stabia), Villa Arianna e Villa San Marco, mentre gli altri tre frammenti sono stati rubati dalla villa di Civita Giuliana a Pompei.
Gli affreschi stabiani sono stati recuperati nell’ambito di una più ampia attività investigativa condotta dalle forze dell’ordine a Monza, avviata nel luglio del 2020. Tra le pitture recuperate ben si riconosce un frammento a fondo bianco con una figura femminile danzante, inserita all’interno di una cornice a dentelli ed elementi vegetali; il frammento appartiene ad un ambiente molto noto della Villa di Arianna per la particolare decorazione cosiddetta “a piastrelle”, in cui si alternano figurine volanti, uccelli ed elementi vegetali tra cui boccioli di rose. Di questi affreschi se ne era perduta ogni traccia, non comparivano neppure nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, database utilizzato dal Comando dei Carabinieri. Ciononostante le indagini, avvalendosi del supporto degli archeologi, hanno consentito di riportare le pitture al contesto stabiano da cui erano state sottratte, verosimilmente, a partire dagli anni Settanta. Ora i tre affreschi si trovano esposti nelle sale del Museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi”.
Le pitture pompeiane provengono da un sito tristemente noto per essere stato vittima a lungo di scavi clandestini: la villa suburbana di Civita Giuliana. In questo luogo, il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno avviato, nel 2017, un cantiere di scavo al fine di arrestare l’attività degli scavi clandestini; la collaborazione tra gli enti è stata siglata poi, da un protocollo d’intesa nel 2019, per contrastare le attività illecite a danno del patrimonio archeologico. Le pitture recuperate provengono da un ambiente scavato nel 2020 dal Parco; in questo ambiente sono ben visibili i tagli praticati nella parete per staccare le porzioni di affresco.
Il recupero dei reperti pompeiani è il frutto di una lunga indagine avviata, nel 2012, dalle forze dell’ordine per contrastare un sodalizio criminale dedito a scavi clandestini e alla ricettazione di beni archeologici, in territorio nazionale ed internazionale. Questa attività ha portato alla scoperta di una buca attraverso la quale i ladri sottraevano reperti dalla villa di Civita Giuliana, destinati ad essere inviati all’estero.
Le opere, quando sottratte illecitamente, perdono il più delle volte la possibilità di essere correttamente contestualizzate; si perde, spesso irrimediabilmente, la possibilità di riconnettere l’oggetto a quel bagaglio di memoria, di vicende e luoghi, che lo caratterizza, caricandolo di valore e senso per la collettività. Il contrasto all’illegalità, alla ricettazione e all’esportazione clandestina di opere d’arte italiane è parte di un’azione culturale che ha come finalità la “cura” del pubblico e di quanto legittimamente gli appartiene.