Una delle strutture residenziali di epoca romana visitabile a Castellammare di Stabia
A pochi km da Pompei, resta ancora meno conosciuta, ma non meno apprezzata, la Villa di Arianna una delle ville di epoca romana parte del sito archeologico di Stabie, odierna Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.
Non c’è visitatore che non ne resti incantato, in particolare per la possibilità che offre di potersi addentrare nei meravigliosi ambienti affrescati e godere del panorama sul mare, con il maestoso Vesuvio sullo sfondo. È immediato infatti, per chi si affaccia dalla Villa di Arianna, l’impatto col paesaggio che, oggi fortemente urbanizzato, doveva essere all’epoca particolarmente suggestivo, con l’affaccio a ridosso del mare e del golfo stabiano.
Un gruppo di stanze di ricevimento e residenziali con meravigliosi affreschi, come quello “a piastrelle”, sono intorno al triclinio da cui proviene l’affresco che da il nome alla villa, con il mito di Arianna abbandonata da Teseo a Nasso. Superando la parte servile e il quartiere delle terme a cui si accede da un cortile con una vasca per mitili sul fondo, si visita l’atrio di accesso alla villa, e un piccolo ambiente perfettamente conservato con affreschi di II stile iniziale.
Descrizione: la visita non parte dall’atrio, ma dalla palestra e dagli ambienti panoramici che si affacciano sulla città. La Villa Arianna complessivamente si estende per oltre 14000 mq e si dispone in modo panoramico sul ciglio della collina di Varano. Un vicus (strada) costituiva la delimitazione tra la Villa Arianna e il «Secondo Complesso». L’aspetto complessivo della villa d’otium è il risultato di ampliamenti e annessioni del nucleo originario con impianti vicini. Il nucleo più antico è databile in epoca tardo-repubblicana ed è in parte interrato, costituito dall’ingresso, dal peristilio quadrato e dall’atrio tuscanico. In età flavia la villa inglobò un adiacente edificio, cui appartenevano il peristilio e gli ambienti aperti sul lato orientale. A questa fase di ampliamento appartengono anche gli ambienti panoramici, che collegano il settore principale della villa alle nuove strutture aggregate. A sud-est dell’ingresso si trova la parte destinata alla servitù. A nord del peristilio è la parte scavata a partire dal febbraio 1950 da Libero d’Orsi che fu il promotore della ripresa degli scavi nel secolo scorso e grazie al quale oggi possiamo godere di un sito di straordinario interesse storico e particolare suggestione soprattutto dal punto di vista paesaggistico.
Oltre questa zona uno scavo realizzato nel 1981 ha permesso la scoperta di un quartiere rustico, al cui centro furono scoperti due carri. Dopo l’ingresso si apriva il peristilio quadrato colonnato.
Di recente è stato riaperto al pubblico il settore termale della villa, costituito da un ambiente porticato con al centro un piccolo spazio verde che fungeva da zona di disimpegno dei vari ambienti costituenti il settore termale (tepidarium, calidarium, laconicum, frigidarium). E’ stato evidenziato inoltre un corridoio che immette in un cubicolo, già identificato e saccheggiato in epoca borbonica, con una raffinata decorazione in tardo III stile e pavimento a mosaico.
Dalla zona occidentale del portico provengono alcuni fra i più noti affreschi stabiani: la «Venditrice di amori» dal cubiculum W25; Leda con il cigno, Medea, Diana e Persefone dal cubiculum W26. Un gruppo di stanze di ricevimento e residenziali sono intorno al triclinio (3) da cui proviene il dipinto con Arianna abbandonata da Teseo a Nasso.