
Un gustoso piatto per esaltare i sapori della penisola sorrentina
Dicette o pappice vicino a’ noce, ramm’ o tiemp’ ca te spertose, ovvero, disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo.
Proverbio napoletano
Tra la marea di coloriti proverbi napoletani di cui il dialetto partenopeo è ricco, oggi mi sfarfuglia in testa questo, un modo di dire che in tanti avranno sentito e che sicuramente avranno utilizzato, ora inneggiando alla pazienza, ora usandolo come se fosse una sorta di “maledizione” contro qualcuno, perché infastiditi da certi atteggiamenti poco simpatici.
Il proverbio si usa infatti anche come un invito ad aspettarsi qualcosa di negativo, magari una vendetta, o una punizione divina se un torto hai ricevuto. Ma qualunque sia il messaggio che volete attribuirgli , resta l’immagine del vermetto della noce, o’ pappece appunto, che impiega parecchio tempo per perforare il guscio iniziare a nutrirsene, visto che la noce ha il guscio molto duro.
Così, se una cosa è più difficile da ottenere, bisognerà perseverare nel proprio operato ed aver pazienza, perchè con la pazienza e la perseveranza, si sa, prima o poi si raggiunge l’obiettivo prefissato. Ecco, io oggi mi approprio di pazienza e perseveranza e mi sposto in cucina con le intenzioni di un vermetto.
E visto che di noci si parla, decido per una ricetta che esalta il sapore della noce di Sorrento, prodotto dell’ eccellenza campana con riferimento a quel frutto allungato, leggermente appuntito all’apice e smussato alla base, dal gheriglio più chiaro e croccante, che tra novembre e dicembre popola i bancali dei mercati. Ma bando alle ciance, io devo mettere qualcosa nel piatto per pranzo e così, con la pazienza insegnatami da o’ pappice, inizio a mescolare e preparare le mie pappardelle in salsa di noci!
Gli ingredienti
300 gr di farina
3 uova
20 noci di Sorrento
50gr di burro
1 confezione di panna liquida da cucina
4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
Sale q.b
Il procedimento
Ottengo un impasto compatto da stendere col mattarello per giungere, con costanza e perseveranza, ad una sfoglia non troppo sottile che lascio pazientemente riposare circa mezz’ora. Poi, con l’apposita rotella dentata si tagliano delle strisce larghe circa 1 cm per ottenere delle pappardelle. Le dispongo stese avendo cura che non si attacchino fra loro spolverizzando con farina. Frullo le noci in modo piuttosto grossolano, faccio sciogliere il burro e, togliendo dal fuoco, unisco le noci, la panna, il parmigiano e il sale.
Condisco così le pappardelle cotte in acqua salata e servo con gherigli di noce per decorazione.
O’Pappice forse sarà ancora lì sul guscio della sua noce intento a procedere nella sua opera. Io, invece, mi godo il mio pranzetto dicendomi che in fondo non è poi così difficile perseverare.
Buon appetito!