Da Reggia a Reggia

Da Portici a Castellammare di Stabia: un itinerario tra le dimore di epoca borbonica della costa vesuviana

Da una Reggia all’altra: un itinerario tra le dimore di epoca borbonica della costa vesuviana, da Portici a Castellammare di Stabia, percorrendo una distanza di circa 25 km.

Una passeggiata che permette di godere di un litorale panoramico e suggestivo, tra i più particolari della costa campana: dimore settecentesche, slarghi sul mare e l’atmosfera tipica delle cittadine partenopee di provincia per chi ama appropriarsi realmente del senso di un territorio.

Le principali residenze reali costruite dai Borbone a Napoli e provincia risalgono ad un periodo ben stabilito che va dal 1734 al 1759: il venticinquennio del regno di Carlo, primo re della dinastia borbonica a Napoli che ne fece il centro culturale di maggior rilievo del Regno. A lui è collegata la riscoperta delle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio, così come la costruzione dell’imponente e magnifica Reggia di Caserta, di Capodimonte, e della Reggia di Portici da dove parte il nostro itinerario.

Reggia di Portici

La costruzione della Reggia di Portici si lega alla volontà del sovrano di avere una dimora suburbana ai piedi del Vesuvio e contemporaneamente allestire un museo per i reperti che andavano accumulandosi in quegli anni.

I lavori di costruzione iniziarono nel 1738 ad opera di Giovanni Antonio Medrano e furono conclusi da Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga. Al palazzo furono annessi due parchi e vi dimorò anche Pio IX nel 1850 in fuga da Roma dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi. Dal 1873 è sede della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli.

Anche nella Reggia di Portici si coglie l’idea concettuale, che la accomuna a Caserta, dell’infinito prospettico,  che permette di cogliere con un’occhiata dal Vesuvio al mare attraverso gli atri porticati. Di particolare importanza è l’Orto botanico che custodisce il patrimonio botanico borbonico e gli acquisti, scambi e donazioni fatti da altri orti botanici italiani e stranieri.

Miglio d’oro

Lasciamo la Reggia di Portici per dirigerci a sud. Si possono osservare numerosi edifici, un tempo, dimora degli aristocratici, che nel Settecento costruirono le loro abitazioni lungo la costa, seguendo l’esempio del Re. Fu così che si creò una zona di meraviglie architettoniche e ricca di fermenti culturali, a cui naturalmente si aggiungeva un clima mite e delle bellezze paesaggistiche uniche al mondo, tra i monti a difesa dell’interno, il mare e il Vesuvio. Nacque così il cosiddetto Miglio d’Oro che andava dalla Villa de Bisogno sul Corso Resina e terminava a Torre del Greco (oggi con questo termine si designa genericamente l’insieme delle residenze di epoca borbonica per un totale di 121 ville censite dall’Ente Ville Vesuviane, da San Giovanni a Teduccio a Torre del Greco).

Villa Campolieto

Continuiamo la visita ad Ercolano alla Villa Campolieto, tuttora visitabile anche negli interni. Di particolare splendore sono le pitture che decorano le pareti del piano nobile, dove campeggiano finte prospettive architettoniche, figure monocrome ispirate ai reperti ercolanesi, un finto pergolato di viti intrecciate a rampicanti in fiore su cui volteggiano amorini e uccelli esotici Fu costruita da Mario Gioffredo per i Sangro di Casacalenda e completata dai Vanvitelli padre e figlio. Attualmente è sede della Stoa e viene utilizzata quale sede del Festival delle Ville Vesuviane.

Villa Favorita

A seguire incontriamo la Villa Favorita, così chiamata per essere la ‘favorita’ dai re e dai principi che si recavano qui a godere del bel clima e dello sfarzo. Attualmente è visitabile (solo per gruppi) il parco che si protende fino al mare.

Le altre ville

Dalla Villa Favorita fino alla Villa Macrina di Torre del Greco le dimore settecentesche che si incontrano lungo la strada sono oggi occupate da residenze private e condomini. Per citarne solo alcune la Villa Manes Rossi, la Villa Vargas Macchucca, la Villa Lucia.

La Villa Macrina, attuale sede della Biblioteca Comunale, prende il nome dalla Marchesa Macrina Palomba. Ha avuto continuità di vita fino almeno al 1905 dopodiché è stata abbondonata. Solo con un restauro attento ha ripreso vita ed oggi è nuovamente un contenitore culturale utilizzato per convegni, mostre oltre che sede della Biblioteca.

Villa delle Ginestre

Lasciamo la costa e dirigiamoci verso l’interno, ai piedi del colle dei Camaldoli (S. Alfonso) dove sorge la bellissima Villa delle Ginestre. A sinistra di Via Nazionale, da via Leopardi (dove c’è anche la fermata della Circumvesuviana) si sale verso l’edificio che ospitò Giacomo Leopardi fino alla morte e che compose qui alcune delle sue opere più note tra cui ‘La Ginestra’, da cui il nome della villa.

La villa ospitò anche Bernardo Tanucci e Luigi Vanvitelli per volere del canonico Giuseppe Simioli che ne volle la costruzione. I caratteri architettonici si discostano da quelli canonici delle ville del Miglio d’Oro e anche per la collocazione, piuttosto distante dal mare: è a pianta quadrata, su due livelli con un portico su tre lati di impronta neoclassica, colonne doriche su cui poggia una enorme e panoramica terrazza che affaccia sul Vesuvio e sul golfo di Napoli.

La Reggia di Quisisana

L’ultima dimora storica del nostro itinerario è la Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia, sita in una zona collinare che domina la città e il mare dall’alto. Fu Carlo di Borbone che portò in dote la proprietà della madre nel 1734, il cosiddetto Casino di Quisisana, considerato il palazzo reale più antico del Regno, visto che le sue origini risalgono almeno al 1280, come testimoniato anche dal Decamerone di Giovanni Boccaccio  che ambienta la novella VI del X giorno proprio a Castellammare. Una reggia sita in un luogo particolarmente salubre e verdeggiante, da cui probabilmente il nome Domo de Loco Sano, da cui Qui si sana (frase forse pronunciata da Roberto d’Angiò). Oggi la Reggia, rimessa a nuovo da un imponente lavoro di restauro, è un contenitore culturale ideale per le iniziative del territorio: mostre, manifestazioni, convegni. 

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